Emergenza idrica e possibili soluzioni

Il 26 ottobre scorso abbiamo analizzato l’emergenza dell’estate 2022 e condiviso possibili azioni per il futuro, in un convegno organizzato dall’Ordine ingegneri di Verona e da AIAT.
I primi interventi sono stati dei due Consorzi di bonifica del territorio veronese, che gestiscono la rete idrica cosiddetta “minore”, quella che si dirama dai fiumi gestiti dal Genio civile.

L’emergenza dell’estate 2022 vista dai Consorzi di Bonifica
L’estate 2022 è stata record sia per l’altezza delle temperature che per la scarsità di precipitazioni, ma le basse portate di Adige e Brenta sono state dovute anche alle scarse riserve nivali e allo scarso riempimento degli invasi montani, conseguenza delle ridotte precipitazione già nella precedente stagione invernale. Anche l’attuale stagione invernale, 2022-2023, appare estremamente povera di precipitazioni e questo non è certo di buon auspicio; inoltre lo scioglimento continuo dei ghiacciai montani dimostra che le temperature medie sono in costante aumento.
La situazione è stata resa ancora più critica dalla modifica alla Direttiva Quadro Acque 2000/60/CE: dal 2022 il deflusso ecologico ha sostituito il deflusso minimo vitale comportando un incremento dei deflussi obbligatoriamente rilasciati a valle delle opere di presa, con l’intenzione originaria di meglio perseguire gli obiettivi di qualità ambientale dati dalla Direttiva stessa. In sostanza questo si concretizza nel dover “lasciare più acqua nei fiumi” e dunque prelevarne meno per l’agricoltura.

Gli interventi valutati dai consorzi per diminuire la probabilità del verificarsi delle situazioni di indisponibilità per l’irrigazione sono di due tipologie: da una parte l’efficientamento della rete di distribuzione, fino all’adozione di condotte in pressione; dall’altra la realizzazione di bacini di invaso che permettano di conservare l’acqua per i momenti di maggior bisogno.

Helga Fazion, Direttore Generale del Consorzio di Bonifica Alta Pianura Veneta
La dottoressa Helga Fazion ha presentato il consorzio Alta Pianura Veneta, che ha in carico una superficie complessiva di quasi 173.000 ha, i quali sono per il 12% aree urbanizzate e industriali, il 9% boschi ed il 79% aree agricole. Di queste ultime, per 37.224 ha sono servite da irrigazione, di cui: 3.855 ha con impianti a pioggia e a goccia, 828 ha irrigati a scorrimento e 32.541 ha serviti da irrigazione di soccorso.

L’uso di sistemi più efficienti per la distribuzione dell’acqua ha come contropartita la riduzione della ricarica delle falde superficiali; per il mantenimento dei servizi ecosistemici e la tutela delle risorse idriche sotterranee la falda può essere ricaricata artificialmente con pozzi e trincee disperdenti, attivati in caso di necessità con manufatti di derivazione.

Il micro-bacino di invaso in Comune di Schio (VI)
Il micro-bacino di invaso in Comune di Schio (VI)

La dottoressa Fazion ha illustrato alcuni esempi di micro bacini di invaso ad uso plurimo realizzati nel territorio pedemontano, in comune di Schio, o in progetto in prossimità del fiume Adige. Un invaso di maggior volume potrà essere realizzato all’esaurimento della cava di Orgiano (VI).

Rendering dell'invaso in progetto ad Orgiano (VI)
Rendering dell’invaso in progetto ad Orgiano (VI)

La dott.ssa Fazion ha concluso il suo intervento mettendo in luce come, a fronte della grande necessità di risorse finanziarie ed anche di scelte e decisioni importanti, sia necessaria una forte interazione e sinergia tra istituzioni locali, aziende ed università, per gestire al meglio ed in maniera sostenibile le risorse idriche a disposizione.

Andrea De Antoni, Direttore Tecnico del Consorzio di Bonifica Veronese
Il consorzio di bonifica Veronese si estende ad Ovest del consorzio Alta Pianura, per 160.000 ha, dal lago di Garda a Legnago. L’ingegner De Antoni ha presentato alcuni interventi di razionalizzazione di derivazione irrigue dall’Adige nei comuni di Sona, Bussolengo, Villafranca, Sommacampagna ed Oppeano, in fase di progettazione esecutiva.  Con riferimento al deflusso ecologico, ha sottolineato come questo si applichi solamente ai fiumi principali, in concreto imponendo di lasciare più acqua, mentre andrebbe valutata anche la rete minore, vera responsabile del mantenimento degli ecosistemi e della ricarica delle falde.
L’ingegnere ha dato un inquadramento di cosa si intende per piccoli invasi, e quali siano le loro principali caratteristiche: hanno volumi di invaso indicativamente compresi tra 100.000 ÷ 1.000.000 m³; permettono di utilizzare cave attive e dismesse. I costi di impermeabilizzazione, nel caso di cave di ghiaia, sono molto elevati, così come i costi di acquisto ed i costi per le opere di ingegneria (canali adduttori, impianti di pompaggio). Vi sono infine da considerare i costi di esercizio e manutenzione. I benefici a livello consortile sono l’autonomia, che può arrivare a 10 giorni in caso di reti in pressione (meno della metà con irrigazione a scorrimento).

Il bacino realizzato lungo l’asta del fiume Tione delle Valli
Il bacino realizzato lungo l’asta del fiume Tione delle Valli

L’ing. De Antoni ha portato a riguardo l’esempio del bacino di accumulo irriguo lungo l’asta del fiume Tione delle Valli, completamente autofinanziato dal Consorzio nel 2017. Per un volume d’invaso di 90.000 m³ la spesa per acquisto terreno e lavori era stata di circa € 400.000.

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L’ingegnere ha concluso ricordando che nelle valutazioni costi benefici non dovrebbero essere dimenticati i grandi bacini montani, proposti già dalla commissione De Marchi, per volumi dell’ordine di 500 milioni di m³, permettendo dunque anche la produzione di energia.

La qualità delle acque superficiali e la Direttiva 2000/60/CE
Il dott. Giorgio Franzini di ARPAV – Monitoraggio Acque interne ha descritto le fasi del processo di applicazione della direttiva 2000/60/CE alle acque interne superficiali, che possono essere riassunte nell’identificazione dei corsi d’acqua e dei laghi, suddivisi poi in corpi idrici, unità elementari che nella fase successiva vengono classificate in naturali (anche se fortemente modificate) e artificiali. 

Corpi idrici fluviali come classificati nei Piani di gestione 2021
Corpi idrici fluviali come classificati nei Piani di gestione 2021

E’ dei corpi idrici che viene stimato lo stato di qualità, su questi vengono poi esercitate le misure di controllo, salvaguardia e risanamento. L’attività di ARPAV prosegue infine con l’analisi delle pressioni, il monitoraggio e la valutazione del rischio di non raggiungibilità degli obiettivi della Direttiva.   In Veneto, su 867 corpi idrici fluviali, ne sono stati valutati a rischio nel 2021 il 76%; dei 13 corpi idrici lacustri a rischio invece sarebbero 6.

Con riferimento alla siccità estiva ha osservato che, in generale, con scarse precipitazioni è minore l’apporto degli inquinanti di dilavamento dalle superfici agricole e urbane, comportando un miglioramento sulla qualità chimica e biologica dei corpi idrici superficiali.
Nel lago di Garda inoltre si è registrata la diminuzione della concentrazione del Fosforo, dovuta al calo degli eventi di rimescolamento completo conseguente al riscaldamento climatico. C’è stata inoltre una diminuzione della componente cianobatterica, ma anche l’aumento di specie infestanti alloctone.

Dinamica di rimescolamento di Fosforo e Ossigeno nel Lago di Garda
Dinamica di rimescolamento di Fosforo e Ossigeno nel Lago di Garda

Rispondendo ad una domanda del pubblico il dottor Franzini ha brevemente commentato che il recente utilizzo della galleria Mori – Torbole, per mitigare un evento di piena dell’Adige, ha dato luogo a conseguenze ambientali fortunatamente modeste sul lago stesso.

L’acqua più pregiata, quella potabile
L’ing. Massimo Carmagnani, responsabile Ricerca Applicata di Acque Veronesi, ha innanzitutto segnalato l’impegno necessario per garantire sempre la qualità dell’acqua prelevata, e pertanto la caratterizzazione a cui la falda acquifera di Verona viene costantemente sottoposta, pur nella difficoltà di estendere continuamente la ricerca a nuovi contaminanti emergenti (ad esempio PFAS).  Evidente è la necessità di preservare le aree di salvaguardia delle fonti idropotabili, come Valpolicella, Valpantena e Val Squaranto.  Nel caso dei prelievi puntuali segnala l’elevata approssimazione data dal considerare come zona di salvaguardia un’area circolare, quando in realtà la dinamica della falda è molto più complessa; è necessario pertanto adeguarsi ai criteri della DGRV n. 1621 del 2019.

Le criticità legate alla siccità estiva sono state differenziate in base alla tipologia di territorio; i territori montani, dove il prelievo dell’acqua potabile avviene direttamente da sorgenti, sono quelli che hanno sofferto di più, con diverse interruzioni nelle captazioni, fino alla necessità di attivare interventi di estrema urgenza come il rifornimento dei serbatoi in quota con autobotti. Sono stati trasportati complessivamente 20.000 m³ di acqua, per una spesa superiore a € 200.000.

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Nel caso delle falde freatiche pedemontane le criticità si sono manifestate con un progressivo calo dei livelli statici e dinamici nei pozzi. In qualche caso è stato necessario limitare l’emungimento; nella centrale di Verona Est è stata registrata una depressione di falda di diversi metri rispetto agli anni precedenti. Questo calo generalizzato dei livelli ha comportato un sensibile incremento dei consumi di energia elettrica per far fronte alle maggiori prevalenze, arrivando anche, nei momenti più critici, ad avere le pompe sommerse sopra la quota libera dell’acquifero.
Nell’ambito infine delle falde artesiane di pianura le criticità sono state più basse, con cali della pressione naturale della falda e pertanto minore portata disponibile ai pozzi.

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Per far fronte alle problematiche emerse nel 2022 sono stati previsti diversi interventi nel medio termine, realizzabili entro il 2023. Si tratta di nuovi approvvigionamenti, pozzi, adeguamenti elettrici, serbatoi di accumulo, l’estensione delle reti acquedottistiche per connettere sistemi idrici attualmente isolati. La spesa stimata complessivamente è di 3,2 milioni di euro; i comuni interessati sono Soave, San Giovanni Ilarione, Montecchia di Crosara, Cazzano di Tramigna, Mezzane di Sotto, Tregnago, Villafranca di Verona.
Interventi strutturali, più significativi in termini sia di costi che di tempi, da considerarsi come investimenti nel lungo termine, potranno essere la creazione di nuove adduzioni dalle falde di valle a servizio dei sistemi acquedottistici montani; saranno valutati da Acque Veronesi nel Piano delle Opere Strategiche.

L’impatto dell’emergenza idrica sull’agricoltura
Alex Vantini, Presidente Coldiretti
Il dottor Vantini, cercando di individuare le linee di miglioramento e di intervento possibili, fa notare che raccogliamo solo il 5% dell’acqua piovana, dunque è in questa direzione che si potrebbero indirizzare i maggiori sforzi; allo stesso tempo potrebbe esservi un miglioramento colturale, intervenendo con la genetica per aumentare la resistenza delle piante alle condizioni di scarsità idrica e di elevata temperatura.

Alberto De Togni, Presidente Confagricoltura
Il dottor De Togni concorda con la necessità di agire per quanto possibile per accumulare la risorsa idrica, ben sapendo che gli interventi tecnologici che minimizzano l’utilizzo di acqua in agricoltura, come l’irrigazione goccia a goccia, hanno come contropartita la mancata ricarica della falda freatica. Necessario pertanto approfondire il tema delle tecniche di aridocoltura, prendendo spunto ad esempio dallo stato americano della Louisiana, dove le condizioni climatiche sono sempre simili a quelle che abbiamo avuto quest’estate e riescono a coltivare il mais.

Irrigazione digitale ed agricoltura 4.0
L’ingegner Marco Bezzi del Dipartimento di Ingegneria Civile, Ambientale e Meccanica del’Università di Trento e Regional Manager per WiseConn Europe (società californiana con focus sulla gestione intelligente dell’acqua in agricoltura) ha evidenziato preliminarmente come il trend di aumento delle temperature non sia un fenomeno solo veneto, bensì globale, come evidenziato dal report annuale del World Water Assesment Programme (2022) e dal World Water Development Report delle Nazioni Unite: Water and climate change, 2020.

The United Nations World Water Development Report 2020: Water and climate change, 2020 (Source: Met Office © British Crown Copyright)
The United Nations World Water Development Report 2020: Water and climate change, 2020 (Source: Met Office © British Crown Copyright)

Per “irrigazione digitale” si intende l’insieme di dispositivi hardware, software e algoritmi in grado di apportare risparmi idrici ulteriori rispetto a quelli ottenibili con le tecniche di cui si è parlato in precedenza. L’irrigazione digitale si basa sui dati delle condizioni di suolo e piante, ottenuti sia da sensori di monitoraggio sul campo che da dati satellitari. Altri dati utilizzabili sono quelli provenienti da previsioni meteorologiche quantitative. I dati raccolti vengono interpretati con algoritmi per estrarre informazioni utilizzabili dall’agricoltore, come appunto consigli per l’irrigazione. Le stesse informazioni possono essere utilizzate per il controllo diretto, mediante hardware specifico, dei sistemi di irrigazione e fertirrigazione.

Schema di funzionamento della soluzione DropControl® proposta da WiseConn, in grado di fornire alle aziende agricole una gestione integrata dell’irrigazione e della fertirrigazione in un’unica piattaforma, a partire dal monitoraggio di variabili di campo.
Schema di funzionamento della soluzione DropControl® proposta da WiseConn, in grado di fornire alle aziende agricole una gestione integrata dell’irrigazione e della fertirrigazione in un’unica piattaforma, a partire dal monitoraggio di variabili di campo.

I risparmi ottenibili con questi sistemi sono elevati, si parla del 30% sui consumi d’acqua e 30% di energia; 15% sui costi amministrativi, riducendo mediante il controllo remoto la manodopera necessaria per la gestione.

Il convegno si è svolto nell’ambito dell’evento fieristico SAVE ed è stato moderato da Angelo Pasotto, coordinatore per il Veneto di AIAT.

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